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Portare a scuola le competenze richieste

Portare le a scuola le competenze richieste dalle aziende

Entro il 2025 verranno creati 149 milioni di nuovi posti di lavoro legati alla tecnologia e al digitale ma l’Italia è ancora indietro.

Secondo una ricerca di Microsoft e LinkedIn entro il 2025 nel mondo verranno creati 149 milioni di nuovi posti di lavoro legati alla tecnologia e alle competenze digitali. Si parla di ambiti come la cybersecurity, la sicurezza dei dati e la loro analisi, settori sempre più importanti nella vita di tutti i giorni ma di cui c’è già oggi penuria di esperti.
Da qui nasce il progetto di Lenovo che vuole colmare il divario sempre più ampio tra le competenze offerte dal mondo della scuola e quelle richieste dal mercato del lavoro. L’idea è di creare un ponte tra due realtà che devono arrivare a parlarsi se vogliamo che anche il nostro Paese voce in un capitolo di cui all’estero già si parla da parecchi anni.

La sperimentazione milanese

La sperimentazione è già in corso. Lenovo ha portato agli studenti dell’Istituto Tecnico Superiore Angelo Rizzoli di Milano l’innovazione tecnologica nel mondo della didattica, in modo da preparare i ragazzi alle sfide del mercato del lavoro, attraverso i propri dispositivi e le proprie esperienze. «La pandemia ci ha lasciato un grande cambiamento nel tessuto scolastico e non solo, alcune delle abitudini che avevamo fino a qualche tempo fa sono state sconvolte», spiega Riccardo Tavola, education manager di Lenovo, «Ma questo ha anche permesso l’introduzione più matura e consapevole di innovazioni tecnologiche. La tecnologia è stata da subito un agevolatore per colmare le distanze e le difficoltà e ora è qui per rimanere perché permette di poter sfruttare al meglio tutte le connessioni e la multimedialità per esplorare e sprigionare nuovi scenari didattici»

Didattica e connessioni

Al centro della sperimentazione ci sono sempre i professori, che vengono «potenziati» (per così dire) e non sostituiti. Gli strumenti di smart collaboration per esempio permettono alla didattica di uscire dalla singola aula per diffondersi. Grazie alla tecnologia gli istituti scolastici possono collaborare tra loro in contemporanea e in maniera fluida creando un nuovo rapporto anche tra gli studenti. A prescindere dalla scuola di appartenenza docenti e discenti possono mettere a fattor comune le proprie competenze per crescere insieme. Una sorta di rete di conoscenza in cui il risultato finale è maggiore della somma dei singoli «nodi».

Agevolare l’entrata nel mondo del lavoro

A livello pratico, Lenovo al Rizzoli – «uno dei principali motori della nuova dimensione del rapporto tra il mondo della scuola e quello del lavoro», dice Tavola – porta «il suo ruolo di leader tecnologico a livello mondiale che gli permette di studiare delle connessioni digitali e preparare i ragazzi tramite i propri dispositivi e le proprie esperienze a un utilizzo sempre più consapevole. In questa maniera si cerca di ridurre la difficoltà che hanno gli studenti nel passaggio tra aule scolastiche e accademiche e gli ambienti lavorativi», prosegue il manager.

Un’occasione da non perdere

«In Italia abbiamo un problema enorme e per certi paradossale: siamo un Paese con una disoccupazione giovanile molto alta ma le nostre aziende non trovano quei profili tecnici con quelle competenze specialistiche di cui hanno bisogno. L’Its nasce proprio per risolvere questo problema», spiega Roberto Sella, dirigente generale del Rizzoli, istituto nato nel 2010 che è stato tra i primi tecnici superiori in Italia. Il percorso quindi prevede numerosi contatti con le aziende. Come spiega Sella, gli insegnamenti vengono concordati con le imprese, loro rappresentanti sono presenti alle selezioni degli studenti (sono a numero chiuso) così da scegliere fin da subito figure che poi saranno utili in azienda. Gli esperti delle aziende poi fanno lezione in aula, i ragazzi hanno subito a disposizione dei computer e vengono lanciati nel mondo digitale non appena varcano la soglia della scuola . Insomma, una miscela di sinergie scuola-lavoro e di insegnamenti innovativi che punta a colmare un divario sempre più ampio, un gap che rischia di lasciare indietro i ragazzi del nostro Paese nella corsa globale al digitale.

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