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GIOVANI E LAVORO/ Quale metodologia è migliore per formare i tecnici?

A partire dalla prima rivoluzione industriale e in modo via via crescente con lo sviluppo ed il rapido succedersi delle innovazioni tecnologiche, si sono sviluppati studi aventi lo scopo di razionalizzare i processi e le produzioni. L’evoluzione dei processi di Project Management sta avendo, parallelamente con il procedere della rivoluzione tecnologica di Industry 4.0, un rinnovato impulso dettato anche dalla necessità di far spingere il modo di operare dei sistemi produttivi verso un continuo miglioramento. Proprio da questa premessa nasce la necessità di trasferire ai giovani tecnici, sin dalla loro formazione scolastica, metodologie avanzate che consentano loro di entrare nel mondo del lavoro già in possesso di una fornita “cassetta degli attrezzi” di tipo operativo.

Si sta così assistendo alla proposta, principalmente nei curricoli universitari e degli ITS Academy, ma anche in quelli di scuola secondaria superiore, di tecniche di gestione dei progetti che sono comunemente applicate nelle più avanzate realtà produttive. Come spesso accade, l’esistenza di studi di estrazione differente, ma finalità simili, fa propendere la scelta verso uno o l’altro con motivazioni che, più che essere legate ad analisi ponderate, sono frutto di posizioni ideologiche che sfiorano il dogmatismo.

Senza entrare nel merito di aspetti legati al lavoro e alle organizzazioni produttive sulle quali grandi esperti hanno scritto e sperimentato molto, vorrei soffermarmi sugli aspetti didattici di due metodologie che recentemente sono proposte all’interno di processi formativi: il Design Thinking e lo Scrum (tecnica legata alle metodologie della filosofia Agile). I due metodi hanno alcune similitudini, ma sostanzialmente si diversificano perché mentre nel primo la parte di ideazione e di studio preliminare è preponderante rispetto agli aspetti tecnologici e di produzione – si arriva come risultato finale a un prototipo non funzionante – il secondo parte “a valle” della fase di ideazione e si occupa principalmente dell’organizzazione del lavoro di gruppo per arrivare a un prodotto finale. Sarà più importante concentrarsi e razionalizzare la traduzione di un’idea in un possibile prodotto di successo o focalizzare gli sforzi sull’organizzazione degli aspetti tecnologici e produttivi?

Senza entrare nel merito di aspetti legati al lavoro e alle organizzazioni produttive sulle quali grandi esperti hanno scritto e sperimentato molto, vorrei soffermarmi sugli aspetti didattici di due metodologie che recentemente sono proposte all’interno di processi formativi: il Design Thinking e lo Scrum (tecnica legata alle metodologie della filosofia Agile). I due metodi hanno alcune similitudini, ma sostanzialmente si diversificano perché mentre nel primo la parte di ideazione e di studio preliminare è preponderante rispetto agli aspetti tecnologici e di produzione – si arriva come risultato finale a un prototipo non funzionante – il secondo parte “a valle” della fase di ideazione e si occupa principalmente dell’organizzazione del lavoro di gruppo per arrivare a un prodotto finale. Sarà più importante concentrarsi e razionalizzare la traduzione di un’idea in un possibile prodotto di successo o focalizzare gli sforzi sull’organizzazione degli aspetti tecnologici e produttivi?

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