«La scuola del futuro sarà così». Con queste parole il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi ha sottolineato, durante la sua recente visita all’Apulia digital maker di Bari, l’importanza del sistema degli Its per il futuro dell’Italia.Un mondo, quello dei 121 Istituti tecnici superiori presenti sul territorio nazionale, prossimo a una rivoluzione senza precedenti. Domani, lunedì 11 luglio, alla Camera si vota infatti la riforma del comparto, resa possibile da 1,5 miliardi di fondi attivati grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Si tratta della terza e ultima lettura del testo già approvato al Senato a maggio scorso.
Rafforzare il sistema
Un passaggio fondamentale quindi per il provvedimento che diventerà definitivamente legge con l’obiettivo di rafforzare il sistema Its, passando dai circa 21 mila iscritti attuali a 40 mila entro il 2026. «Con questa legge — dice Serse Soverini, deputato Pd tra i cofirmatari del testo — cerchiamo di colmare un gap in termini di formazione tecnica che esiste da 50 anni in Italia. Parliamo di una formazione di alto livello tecnologico, gratuita per gli studenti e basata sul trasferimento di know how direttamente da chi fa impresa agli iscritti. Giovani che andranno poi a far parte di una classe di tecnologi in grado di favorire l’aumento di produttività e la crescita del Paese». Anche per questo gli Its cambieranno veste e nome diventando Istituti Tecnologici Superiori. Un modo per meglio raccontare l’importanza di questi percorsi di specializzazione post diploma che garantiscono oggi tassi di occupazione dell’80% a un anno dal titolo e contratti stabili. «Oltre a stipendi — precisa Soverini — non inferiori a quelli di alcune classi di laureati: tra i 1.500 e i 1.600 euro netti al mese».
Digitale e transizione ecologica
La riforma prevede un allargamento degli ambiti di attività degli Its che dal 2008 sono sei: Efficienza energetica, Mobilità sostenibile, Nuove tecnologie della vita, Nuove tecnologie per il Made in Italy, Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali-Turismo, Tecnologie dell’informazione e della comunicazione. «L’intenzione è, tramite successivi decreti attuativi, quella di espandere le aree dei corsi tenendo in considerazione i due grandi pilastri del Pnrr ovvero digitale e transizione ecologica», aggiunge Soverini. Gli investimenti si concentreranno poi sull’ampliamento e il potenziamento dei laboratori. Ma a cambiare sarà anche la governance delle Fondazioni Its che vedrà la presidenza affidata «di norma», così si legge nel testo, agli imprenditori. A ribadire la necessità di un crescente coinvolgimento delle aziende nella realizzazione di percorsi di formazione su misura. «In più verrà garantita una quota di almeno il 60% di lezioni svolte da uomini d’azienda, esperti che lavorano sul campo e possono mostrare ai ragazzi come si lavora in un’impresa», specifica il deputato. Soddisfatto anche Guido Torrielli, presidente dell’associazione Its Italy: «Con l’approvazione della legge gli Istituti possono finalmente spiccare il volo e diventare un sistema nazionale. Occorre ora far conoscere questi percorsi alle famiglie. Per questo chiederemo che 50 milioni del miliardo e mezzo messo a disposizione vengano utilizzati per l’orientamento nelle scuole e per il monitoraggio degli Istituti che devono essere eccellenze italiane».
«La scuola del futuro sarà così». Con queste parole il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi ha sottolineato, durante la sua recente visita all’Apulia digital maker di Bari, l’importanza del sistema degli Its per il futuro dell’Italia.Un mondo, quello dei 121 Istituti tecnici superiori presenti sul territorio nazionale, prossimo a una rivoluzione senza precedenti. Domani, lunedì 11 luglio, alla Camera si vota infatti la riforma del comparto, resa possibile da 1,5 miliardi di fondi attivati grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Si tratta della terza e ultima lettura del testo già approvato al Senato a maggio scorso.
Rafforzare il sistema
Un passaggio fondamentale quindi per il provvedimento che diventerà definitivamente legge con l’obiettivo di rafforzare il sistema Its, passando dai circa 21 mila iscritti attuali a 40 mila entro il 2026. «Con questa legge — dice Serse Soverini, deputato Pd tra i cofirmatari del testo — cerchiamo di colmare un gap in termini di formazione tecnica che esiste da 50 anni in Italia. Parliamo di una formazione di alto livello tecnologico, gratuita per gli studenti e basata sul trasferimento di know how direttamente da chi fa impresa agli iscritti. Giovani che andranno poi a far parte di una classe di tecnologi in grado di favorire l’aumento di produttività e la crescita del Paese». Anche per questo gli Its cambieranno veste e nome diventando Istituti Tecnologici Superiori. Un modo per meglio raccontare l’importanza di questi percorsi di specializzazione post diploma che garantiscono oggi tassi di occupazione dell’80% a un anno dal titolo e contratti stabili. «Oltre a stipendi — precisa Soverini — non inferiori a quelli di alcune classi di laureati: tra i 1.500 e i 1.600 euro netti al mese».
Digitale e transizione ecologica
La riforma prevede un allargamento degli ambiti di attività degli Its che dal 2008 sono sei: Efficienza energetica, Mobilità sostenibile, Nuove tecnologie della vita, Nuove tecnologie per il Made in Italy, Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali-Turismo, Tecnologie dell’informazione e della comunicazione. «L’intenzione è, tramite successivi decreti attuativi, quella di espandere le aree dei corsi tenendo in considerazione i due grandi pilastri del Pnrr ovvero digitale e transizione ecologica», aggiunge Soverini. Gli investimenti si concentreranno poi sull’ampliamento e il potenziamento dei laboratori. Ma a cambiare sarà anche la governance delle Fondazioni Its che vedrà la presidenza affidata «di norma», così si legge nel testo, agli imprenditori. A ribadire la necessità di un crescente coinvolgimento delle aziende nella realizzazione di percorsi di formazione su misura. «In più verrà garantita una quota di almeno il 60% di lezioni svolte da uomini d’azienda, esperti che lavorano sul campo e possono mostrare ai ragazzi come si lavora in un’impresa», specifica il deputato. Soddisfatto anche Guido Torrielli, presidente dell’associazione Its Italy: «Con l’approvazione della legge gli Istituti possono finalmente spiccare il volo e diventare un sistema nazionale. Occorre ora far conoscere questi percorsi alle famiglie. Per questo chiederemo che 50 milioni del miliardo e mezzo messo a disposizione vengano utilizzati per l’orientamento nelle scuole e per il monitoraggio degli Istituti che devono essere eccellenze italiane».
Un protocollo con la Pa
L’altro punto su cui lavorare è la presenza femminile ancora limitata negli Its a forte vocazione Stem e l’attrattività internazionale. «Due punti su cui potrà giocare un ruolo fondamentale il disegnare un sistema di borse di studio adeguato», aggiunge Torrielli. Sul lungo periodo gli Its, secondo Soverini, sono la chiave per l’innovazione del sistema Italia. «Gli Its non sono solo una risposta alla mancanza di lavoro per i giovani. Sono un’occasione per il rilancio delle competenze tecniche nel Paese, penso alla cybersecurity». Ambito in cui oggi mancano circa 5 mila profili, ragion per cui sono stati disegnati i primi corsi ad hoc negli Its di Emilia Romagna, Umbria, Puglia e Liguria. «Firmeremo nei prossimi mesi — conclude — un protocollo con la Pa per favorire l’ingresso dei diplomati Its nella Pubblica amministrazione. Un esempio di come si può velocizzare la transizione digitale in un settore chiave per la crescita italiana».