In partenza la nuova stagione dei corsi ITS Academy, i bienni di specializzazione sulle tecnologie innovative applicate ai settori strategici per l’Italia. Intervista al presidente della Rete Italia ITS Guido Torrielli sull’attuazione dei fondi PNRR.
La stagione parte, potenzialmente, con le casse piene per le 147 fondazioni ITS. Grazie ai fondi PNRR si prevede infatti il potenziamento sia dei corsi ITS Academy, con 700 milioni di euro assegnati, sia dei laboratori, con 500 milioni di euro. È però richiesto, a fronte di questa massiva dotazione di risorse, il raddoppio del numero di studenti entro il 2025. L’obiettivo è quello di dare più massa critica a un modello che ha dimostrato di funzionare in questi primi 12 anni di attività.
È infatti un sistema di formazione terziaria duale professionalizzante. E mette a pari titolo imprese e sistema scolastico al tavolo della progettazione e dell’erogazione dei percorsi. Il sistema ITS ha quindi bisogno di crescere nell’offerta/numero di corsi e diplomati per rispondere alle necessità della transizione digitale ed ecologica del Paese. In particolare, per ridurre il gap di specialisti nell’Industria 4.0 nella manifattura avanzata, agroalimentare, efficienza energetica, scienze per la vita, mobilità sostenibile, moda, ICT e turismo.
Eppure, il sistema sta incontrando rallentamenti e difficoltà nell’ottenere i fondi PNRR per i tempi contratti delle approvazioni, dei chiarimenti e delle scadenze da rispettare. Tuttavia, il presidente della Rete ITS Italia Guido Torrielli dà rassicurazioni circa la volontà e l’impegno del Governo nel risolvere insieme i differenti nodi.
Qual è il nodo principale in via di risoluzione?
Il nodo principale ora è la scadenza del 30 novembre 2023, come assegnazione definitiva dei macchinari per i nuovi laboratori. I progetti sono stati approvati ad agosto. Realizzare in tre mesi tutte le procedure di gara non è pensabile. Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ci ha promesso una proroga di due mesi, al 30 gennaio 2024. Ora l’importante è partire con le gare, mentre la fase di negoziazione con le banche per le fideiussioni è stata risolta. Poi, se sarà necessario, chiederemo altre proroghe per completare i progetti. L’altro vincolo per l’utilizzo dei soldi è il raddoppio degli iscritti nel 2025, ma è una sfida che dobbiamo accettare.
C’è il rischio che dei corsi non partano visto che, ad oggi, non si ha la garanzia del raddoppio degli iscritti?
Siamo sempre partiti con i corsi, anche non avendo ancora sicurezza dei fondi. Il mio invito è quello di partire e strada facendo, anche se i tempi sono strettissimi, di realizzare quanto richiesto. Come abbiamo sempre fatto. Piuttosto, ciò che frena a partire è l’attesa delle linee operative sull’organizzazione dei corsi. Il Ministero ci ha garantito che le pubblicherà in questi giorni. Aiutandoci, ci auguriamo, a realizzare in due anni e mezzo, entro il giugno 2026, ciò che avremmo dovuto portare a termine in cinque anni.
Di quanti studenti parliamo? Saranno sufficienti per il fabbisogno delle aziende?
Si parla di passare da 10mila a 20mila diplomati all’anno, a livello di sistema. Ciascuna Fondazione dovrà contribuire proporzionalmente al territorio in cui si trova, alla sua attrattività occupazionale e a quanto sia già cresciuta in questi dieci anni. Ad ogni modo, tutte dovranno affrontare la sfida del calo demografico e della scarsa conoscenza del modello duale come valida alternativa all’università, con un tasso di occupazione all’82% a sei mesi dal diploma. Stiamo ancora lavorando a livello di comunicazione per far superare i pregiudizi perduranti circa le attività e le competenze richieste ai nostri diplomati. Diplomati che invece, oggi, sono molto richiesti e introvabili per le competenze sempre più digitali e tecnologiche necessarie. Non so se saranno sufficienti i diplomati del 2026-2027. Certo daranno un po’ di respiro alle nostre imprese impegnate nella transizione digitale ed ecologica, ma sempre più a corto di risorse specializzate. Ora la nostra sfida è raddoppiare il numero degli iscritti entro il 2025, con rendicontazione a metà 2026. Una condizione sine qua non per avere i fondi assegnati.
La richiesta dell’assegnazione ordinaria non era già stata risolta con la Legge sugli ITS di luglio 2022?
È stata contemplata, ma con un’assegnazione annua di 48 milioni di euro per l’intero sistema. Questa rappresenta solo il 30% del fabbisogno, rispetto al 70% affidato ai bandi europei. Bandi che, per loro natura, non permettono di pianificare con la tranquillità che si vorrebbe. Inoltre, questa somma non sarà più adeguata alla capacità produttiva che avremo raggiunto, grazie al potenziamento del sistema ITS con i fondi PNRR.
Sempre nell’ottica di mantenere la massa critica prevista, c’è chi teme di non riuscire a rispettare quegli standard post PNRR. Tuttavia, la condizione per il finanziamento della ristrutturazione dei locali, per esempio, è di una locazione piuttosto lunga…
Sono falsi problemi, perché il vincolo di locazione in caso di ristrutturazione finanziata è di 5 anni, che è anche meno di un ordinario affitto di sei anni. Inoltre, per continuare a funzionare a pieno regime post PNRR, noi dovremo poter contare su 300-400mila euro all’anno come assegnazioni ordinarie da parte dello Stato. Come già avviene per gli altri livelli di istruzione. Avremo un periodo di transizione, 2026-2027, in cui utilizzeremo i contributi del Fondo Sociale Europeo che, tramite le Regioni, ci ha finanziato in questi anni. Ci serviranno infatti per mantenere il livello di servizi, aule, laboratori e corsi che avremo raggiunto grazie al PNRR. Con questi stessi finanziamenti, entro fine mese (31 ottobre) avremmo potuto partire con nuovi corsi co-progettati con le aziende. Ma ora sono in quarantena in attesa dell’utilizzo prioritario delle risorse del PNRR.
C’è chi teme anche difficoltà nelle gare di appalto per la norma europea sulla sostenibilità…
È un altro falso problema il vincolo europeo di certificazione di sostenibilità per i fornitori nelle gare di appalto. Perché i fornitori qualificati puntano al riconoscimento del mercato attraverso le certificazioni di conformità e le dichiarazioni di corrispondenza che, da tempo, accompagnano l’installazione dei loro impianti secondo le norme europee.
Nonostante le problematiche sui diversi fronti, è comunque fiducioso?
Sì, a noi sono richiesti da ormai 12 anni sforzi continui, eroici direi, per far funzionare un sistema che serve al Paese. Per questo, non abbiamo nessuna intenzione di mollare proprio ora che abbiamo la possibilità di crescere strutturalmente come sistema. Stiamo partendo con questa nuova stagione di corsi e laboratori per formare sempre più tecnici strategici per il futuro del Paese. Ci contraddistingue infatti una flessibilità che ci permette di modificare in corso d’opera i percorsi formativi, in base al mutare dei fabbisogni di competenze delle imprese. Con il Ministero abbiamo posto le condizioni per lavorare insieme con l’obiettivo finale di contribuire allo sviluppo del Paese. Certo ora dovrà funzionare tutto come un orologio svizzero, senza intoppi, per arrivare fino in fondo. La burocrazia è sempre incombente, complicata e motivo di rallentamenti, ma il Ministero ci ha garantito collaborazione e supporto operativo.
Sono uscite le linee operative? Alla fine semplificano o complicano questa corsa a ostacoli?
Le linee operative devono ancora essere pubblicate. Stanno comunque uscendo e definiranno le regole per finanziare i corsi ITS 2023/2025 e 2024/2026. Queste linee dovrebbero consentirci di arrivare al raddoppio degli iscritti. Con l’aiuto della struttura ministeriale, alla quale chiediamo semplificazioni e facilitazioni di accesso al credito, ci auguriamo di utilizzare tutti i 700 milioni che abbiamo a disposizione per finanziare anche le borse di studio, l’orientamento e la formazione formatori. Stiamo lavorando con il Ministero per trasferire, attraverso le nostre esperienze maturate in questi 12 anni, tutte le informazioni necessarie per non trovarci in corso d’opera di fronte a ostacoli insuperabili e pensiamo di riuscirci.