Soldi, qualità e missione fiducia

News: 1 Dicembre 2021 Soldi, qualità e missione fiducia

Per prima cosa dovrebbero cambiare nome perchè nessuno sa bene che cosa sono e a che cosa servono. Se persino il premier Mario Draghi nel suo discorso di insediamento al Senato è inciampato nella loro definizione, è chiaro che c’è qualcosa che non va: Its Istituti Tecnici Superiori come li ha battezzati la legge che nel 2008 li ha introdotti come percorsi alternativi all’università, è una sigla che ha creato più confusione che interesse intorno a loro. Poco noti quasi mai al centro delle lezioni di orientamento per i maturandi, sono stati finora una scelta di nicchia, un esperimento che è cresciuto troppo lentamente senza riuscire mai finora a diventare un’alternativa all’Università come lo sono le Fachhochshule tedesche o le Scuole Universitarie professionali (Sup) svizzere. 
Lo dicono i numeri come ha ricordato di recente l’economista Veronica De Romanis al Welfare Italia forum 2021: secondo il dossier del Senato che accompagna la riforma degli Its le cifre di questo segmento dell’educazione terziaria parallelo a quello universitario sono piccoli, anzi piccolissimi. Ci sono 111 istituti con 714 cosi e 18.273 studenti. È chiaro che chi si diploma negli ITS non problema a trovare lavoro: a un anno dal diploma l’80% degli studenti è sistemato e il 92% di questi ha un’occupazione coerente con il percorso di studi. Si tratta di numeri simili a quelli riscontrati dal monitoraggio annuale di Almalaurea per chi si laurea in Ingegneria, informatica e Medicina.
È per questo che, complice l’opportunità offerta dai fondi europei del Pnrr, gli Its sono diventati una priorità in questa fase finale del secondo anno di pandemia. Già approvato la scorsa estate a larghissima maggioranza dalla Camera, è ora in discussione al Senato – fermo momentaneamente per la sessione di Bilancio – il disegno di legge che punta a riformarli, modernizzarli e renderli percorsi stabili per formare tecnici super specializzati che le aziende cercano senza successo e che la scuola italiana ancora fatica a sfornare. Non solo, nel vaso di pandora che è il Pnrr c’è molto in termini di finanziamenti dedicati allo sviluppo degli Its: 1 miliardo e mezzo da spendere fino al 2026 con lo scopo di raddoppiare il numero degli iscritti portandoli poco sotto la soglia dei 40 mila. “Dobbiamo  e vogliamo renderli più appetibili per gli studenti – spiega Riccardo Nencini, presidente della Commisione Istruzione al Senato e relatore della legge – aumentando ancora la qualità dei percorsi e fornendo una cornice nazionale che li renda un percorso stabile e alternativo all’università”. Per questo servono strutture, una nuova governance, piani pluriennali per istruire i corsi. Il Senato sta anche lavorando sul nome: la proposta è di chiamarle “Accademie per l’istruzione tecnica e superiore” o “Its academy”. Scelta non felicissima secondo Nencini perchè crea di nuovo un’equivoco, visto che “la particolarità degli Its è proprio quella di fornire u percorso non accademico ma pratico” con almeno la metà delle lezioni in laboratorio o tirocinio, insegnanti che vengono per due terzi dal mondo dell’impresa secondo il criterio del learning by doing e la formazione di “tecnici superiori con elevate competenze tecnico – professionali”. “Si tratta di un aggiornamento della figura del perito di un tempo. Oggi non basta più la scuola superiore, serve un’ aggiunta : due (in certi casi tre) anni specializzazione come avviene con successo già in Germania e in Francia”, spiega Giovanni Brugnoli, vicepresidente di Confindustria che sta curando il dossier Its. Oltre al tipo di insegnamento, la particolarità degli Istituti risiede nella loro forma. Sono fondazioni formate da aziende o consorzi di imprese, regioni istituti tecnici che di solito forniscono aule e laboratori e ora lo standard richiederà anche. la presenza di un’università o di un ente di ricerca.